I vangeli dell’infanzia di Gesù in Matteo e Luca
Solo i vangeli di Matteo e Luca sono particolarmente interessati a raccontare la nascita e l’infanzia di Gesù. Matteo vede in questi fatti l’adempimento delle profezie; Luca li considera un avvenimento straordinario che si verifica nel bel mezzo della storia profana.
Per quanto riguarda i racconti dell’infanzia nel vangelo di Matteo, Giuseppe protegge Gesù fino a condurlo sano e salvo a Nazaret. Giuseppe, che è giusto nell’osservanza della Legge, ed è nello stesso tempo aperto alla nuova rivelazione su Gesù, viene ad essere come l’eroe della storia, poichè per Matteo egli incarna la reazione ideale dei Giudei verso Gesù. I Magi sono dei pagani che ricevono la rivelazione attraverso il segno di una stella e vengono a Gerusalemme cercando il nuovo nato, re dei Giudei, ma lo troveranno soltanto con l’aiuto delle Sacre Scritture che parlano del Messia atteso. La spiegazione che ricevono dal testo del profeta Michea li conduce a Betlemme dove si affrettano per adorare Gesù. Un atteggiamento ben diverso viene individuato nel re Erode, nei capi dei sacerdoti e degli scribi: essi hanno e conoscono i testi delle Scritture sul Messia, tuttavia, non solo non si muovono per adorare, ma al contrario cercano di eliminare il bambino Gesu’ (notare il plurale in Mt 2,20: «perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino»).
Il re Erode, i sommi sacerdoti e gli scribi che vorrebbero distruggere la vita del bambino Gesù anticipano la figura del governatore Pilato, dei sommi sacerdoti e degli scribi che mettono a morte Gesù (cf. Mt 27,1-2: “Venuto il mattino, tutti i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù, per farlo morire. Poi, messolo in catene, lo condussero e consegnarono al governatore Pilato”). Quasi sicuramente, Matteo li mette in relazione con i Farisei che Gesù critica severamente (cf. Mt 23) e che trovano un contrasto insanabile tra le loro tradizioni e Gesù. Fin dall’inizio, dunque, nel quadro di Matteo è presente nel giudaismo una duplice reazione verso Gesù, quella del giusto Giuseppe e quella dei sacerdoti, degli scribi e dei sovrani.
In Luca la storia dell’infanzia di Gesù comincia nel Tempio e termina in esso, perchè quello è il luogo delle rivelazioni profetiche. Anche in Luca troviamo la presentazione della duplice reazione verso Gesù, quando dice che è “luce per illuminare le genti” e “gloria” del popolo di Israele”, ma non per tutti in Israele, poichè “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perchè siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima” (Lc 2,32-34). In Luca tuttavia questa allusione al fatto che molti in Israele non accetteranno Gesù resta in secondo piano rispetto agli esempi di Giudei osservanti della Legge che invece accolgono la nuova rivelazione data da Dio su Gesù, in particolare Zaccaria, i pastori, Simeone e Anna. In tal modo, l’ombra del rifiuto non è in Luca così oscura come lo è in Matteo.
Un’enfasi particolare viene data alla reazione di Maria al momento dell’annuncio di Gesù. Prima figura a sentire parlare di Gesù, Maria è il modello del discepolo secondo i criteri che Luca esporrà nel seguito del suo vangelo: “Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 8,21); “Mentre diceva questo, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: “Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!”. Ma egli disse: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!” (Lc 11,28). Questo comportamento è esemplificato nella risposta di Maria all’angelo: “Avvenga di me secondo la tua parola” (Lc 1,38), reazione sottolineata subito dopo dalla lode di Elisabetta: “E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore” (Lc 1,45).
L’interpretazione del senso della venuta di Gesù espresso nel Magnificat (disperde i superbi, abbatte i potenti, rialza i miseri, sazia gli affamati) è un anticipo del senso fondamentale espresso nel vangelo di Luca con le “beatitudini” e i “guai”, questi ultimi non presenti nel testo di Matteo: “Beati voi poveri… ma guai a voi, ricchi… “ (Lc 6,20-26). Nel motivo ripetuto che “Maria conservava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19.51), Luca sta presentando Maria come colei cui Dio comunica gradualmente l’interpretazione dei misteriosi eventi dell’infanzia di Gesù dei quali essa è partecipe, e come colei che personifica l’accoglienza della sapienza data da Dio.
I racconti dell’infanzia di Matteo e di Luca sono da vedere, sia in quanto concordano sia in quanto discordano, da una parte come un riassunto, o “compimento”, della precedente storia di Dio con Israele, e da un’altra parte come un anticipo, o una “prefigurazione” profetica, di quello che avviene nel seguito della storia di Gesù con il suo popolo e con la chiesa.
Matteo comincia il suo racconto con una genealogia di Gesù che include i patriarchi ebrei e i re giudei. Continua poi mostrando gli avvenimenti soprattutto dal punto di vista di Giuseppe, che riceve gli annunci attraverso dei sogni e scende in Egitto, ricordando da vicino gli avvenimenti di un altro patriarca, “Giuseppe l’ebreo” (come viene popolarmente nominato). Il malvagio re Erode che uccide i bambini di Betlemme evoca ancora il racconto del faraone egiziano che fece uccidere i bambini maschi degli ebrei in Egitto. Gesù, in tal modo, viene a rassomigliarsi a Mosè, salvato dalle acque e a sua volta salvatore del suo popolo. Le parole dette in sogno a Giuseppe dopo la morte di Erode, “và nel paese d’Israele; perchè sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino”, sono quasi uguali alle parole rivolte a Mosè in Madian: “Va, torna in Egitto, perchè sono morti coloro che insidiavano la tua vita!” (Es 4,19). La storia dei magi ricorda anche un altro momento della storia del popolo ebraico. Quando Mosè sta per entrare nella terra promessa, Balak re di Moab chiama il profeta Balaam, che viene dall’est (Nm 23,7), per maledire il popolo d’Israele. Balaam, però, rese vani i progetti di distruzione del re di Moab, e profetizzò invece il sorgere di una stella, di un re, da Giacobbe (Nm 24,7.17).
Alla genealogia dei patriarchi e dei re, e alla sua narrazione tanto evocativa delle antiche storie di Mosè, Matteo aggiunge cinque citazioni dalle sacre scritture per mostrare come esse si trovano realizzate negli avvenimenti dell’infanzia di Gesù. Esse sono in genere introdotte da una formula quasi sempre uguale: “Tutto questo avvenne perchè si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta… “. Tutto questo porta a descrivere il racconto di Matteo come una specie di “ricerca” sui testi biblici per trovare e scegliere quelli che più sembravano adatti ad esprimere non solo il significato della vita di Gesù, ma anche il suo collegamento con tutta la precedente storia della salvezza del popolo.
Anche Luca presenta gli inizi della vita di Gesù come compimento della precedente storia di salvezza, ma lo fa in modo meno ovvio di Matteo. Intanto, anche Luca propone una genealogia di Gesù. A parte il fatto dei nomi diversi questa genealogia non si trova all’inizio del vangelo, come in Matteo, ma arriva dopo che Gesù riceve la “voce dal cielo” nel Battesimo e subito prima che egli cominci la sua azione pubblica. In questo, la genealogia di Gesù in Luca si assomiglia alla genealogia di Mosè nel libro dell’Esodo (cf. Es 6,14-27), che arriva come ultimo momento dei “preliminari” che rendono Mosè “competente” a iniziare la sua missione a favore del suo popolo (Es 6,28).
Se Matteo, dunque, comincia con Abramo che genera Isacco, Luca invece comincia il suo racconto, subito dopo il prologo, con Zaccaria ed Elisabetta, genitori di Giovanni Battista, i quali tuttavia vengono presentati in modo tale da rassomigliare molto da vicino ad Abramo e Sara. Le due coppie sono entrambe rappresentate come sterili in tarda età, pur essendo giusti (Gen 18,11; Lc 1,7). L’annuncio fatto soltanto al padre, la risposta di Zaccaria (che è uguale a quella di Abramo in 15,8 “Come posso conoscere questo?”), il rallegrarsi con Elisabetta da parte di quelli che vengono a sapere della nuova nascita (Lc 1,58 e Gen 21,6) sono elementi sufficienti a mostrare che anche per Luca la storia di Dio con Abramo sta all’inizio della storia di Gesù.
Oltre ai libri storici, anche i libri profetici influenzano i racconti di Luca. I quattro cantici lucani, il Magnificat (1,46-55), il Benedictus (1,68-79), il Gloria in excelsis (2,14) e il Nunc Dimittis (2,29-32) sono riportati all’interno di un contesto o di un’ispirazione profetica. Quasi ogni linea di questi inni riecheggia frasi di salmi o di profeti, al modo della salmodia attestata negli ultimi due secoli A.C. In particolare, il Benedictus è un inno alla “continuità”, con le sue citazioni dei “nostri padri, Abramo, l’alleanza, la Casa di Davide, e i santi profeti di Dio”.
L’opera in due volumi di Luca culminerà con Paolo che proclama come Dio ha offerto la sua salvezza alle nazioni e queste hanno ascoltato (At 28,29); per ora essa comincia insistendo su come questa salvezza è in perfetta continuità con Israele.
La storia degli uomini mantiene la sua consistenza, ma essa non è mai sottratta alla paternità di Dio e alla fecondità del suo Spirito.
E’ questa prospettiva teologico-salvifica che Matteo e Luca svolgono nel raccontare le origini di Gesù, ciascuno secondo la sua sensibilità, la sua formazione, le esigenze delle comunità cristiane per le quali adempie il suo compito di evangelista.